Cosa ne pensa una Smart Worker? – Intervista

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L’utilizzo dello smart o home working si è diffuso rapidamente durante questo lungo e difficile periodo condizionato dalla pandemia da COVID-19: è quasi un anno che molte persone lavorano così. Come si organizza in concreto una mamma che lavora per conciliare nella quotidianità le attività lavorative con le esigenze personali e familiari? L’abbiamo scoperto grazie alla disponibilità e la cortesia di Laura, che abbiamo intervistato e che ringraziamo calorosamente.

1) Che lavoro fai e per quale azienda?
Lavoro in un’azienda di logistica specializzata per vino, la Wide Logistic (www.widelogistic.com) che ha la sede operativa a Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa.

2) Di cosa ti occupi in dettaglio? Quali sono le tue mansioni e le tue attività operative?
Ci occupiamo di stoccaggio, spedizioni e deposito conto terzi (ristoranti e cantine) di vino imbottigliato. Siamo molto specializzati e facciamo anche da deposito fiscale, gestendo anche le accise sugli alcolici.
Io mi occupo della gestione della movimentazione della merce, in particolare per spedizioni che partono per l’America.

3) Come hai reagito all’applicazione del primo lockdown di marzo 2020?
Dato che abito a Cerbaia Val di Pesa la sede per me è lontana, circa 30 Km e qualche volta prima del lockdown lavoravo 1 giorno alla settimana da casa.
Mi sono organizzata con un software di desktop remoto che mi ha fornito l’azienda, AnyDesk e mi trovo bene, è molto efficiente e mi sembra di essere in ufficio.

4) Ti hanno dotato dell’attrezzatura (strumenti hardware, software e connettività) per lavorare da remoto?
L’attrezzatura me l’hanno fornita nel secondo lockdown, per la precisione un notebook da 15’’, in precedenza ho usufruito di un computer di casa. L’azienda si è resa sempre molto disponibile nell’accertarsi che avessi i dispositivi sufficienti per operare.
Di recente hanno cambiato il pacchetto office, con Office365; mi avrebbe fatto comodo la formazione su questo aggiornamento, perché essendo da sola a casa non mi posso confrontare con i colleghi come se fossi in ufficio.

5) Come ti sei organizzata per lavorare da casa?
Non avendo orari definiti la continuità del lavoro è abbastanza strana; sto cercando di darmi un orario regolare, in genere attacco alle 8:30. Sicuramente sto lavorando di più rispetto che ad essere in ufficio. Riesco comunque a staccare ed avere momenti di pausa dal lavoro per andare a fare due passi o conciliare le commissioni domestiche e di famiglia, come andare a riprendere i figli a scuola per esempio.
In casa non ho uno spazio dedicato dove isolarmi per lavorare, mi arrangio utilizzando il tavolo di cucina; a volte vengo interrotta dai miei figli quando sono anche loro a casa in Didattica a distanza. Durante il primo lockdown anche mio marito lavorava da casa e mancava la privacy anche solo per telefonare.

6) Durante lo svolgimento dell’attività in remoto ti sono capitati imprevisti tecnici? Se si, come sono stati gestiti? Hai avuto supporto dalla tua azienda e dai suoi fornitori di assistenza informatica?
Ricordo un imprevisto per il quale ho chiesto assistenza: avevo ricevuto una mail sospetta, ho deciso di cambiare la password e sono emerse varie difficoltà; prima di risolverle è passato del tempo e questo, in un momento di picco lavorativo, ha rallentato le attività. Se fossi stata in ufficio la cosa si sarebbe risolta più tempestivamente.

7) Ti ha portato dei vantaggi lavorare in smart working? Se si, quali?
SI, mi ha portato una serie dei vantaggi:
• libertà di gestione dei tempi che andando in ufficio non avrei;
• un risparmio economico; per esempio col carburante, da due pieni al mese, da quando lavoro in questa modalità, sono passata ad un pieno al mese;
• la possibilità di gestire i miei figli che sono ancora dei ragazzi,
• Il risparmio di tempo negli spostamenti per i quali ogni giorno “perdevo” più di un’ora.

8) Che problematiche sono emerse riguardo all’attività lavorativa rispetto ad essere in ufficio?
Il problema maggiore è stato quello della connettività, abitando in campagna non ci sono connessioni in fibra e la ADSL arriva solo di basso livello. Quando sono connessi tutti i dispositivi di casa, è molto difficile poter operare per via delle interruzioni e della lentezza.
Anche per quello che riguarda l’organizzazione degli spazi sono stata un po’ in difficoltà.

9) Alla fine della pandemia, che cosa vorresti mantenere dello smart working? Pensi che sarà possibile l’organizzazione operativa dell’azienda?
Come dicevo all’inizio, avevamo già avviato questo percorso perché per il lavoro che svolgo non ho necessità di essere sempre fisicamente in ufficio. La mia idea sarebbe di continuare a fare SW al 50%, ovvero in una settimana lavorare almeno 2 giorni in ufficio ed il resto a casa.
Abbiamo verificato che gestendo il lavoro in questo modo le attività procedono senza intoppo; sono anche ben disposta a lavorare qualche ora in più da remoto perché so che può portarmi semplificazioni e vantaggi per l’organizzazione privata e personale.

10) Cosa consiglieresti al riguardo di questa esperienza? Hai qualcosa da segnalarci sul tema?
Mi manca la stampante e lo scanner, che in ufficio usavo molto, per la gestione dei documenti cartacei, però mi organizzo richiedendo l’invio di documenti elettronici o, dove non è possibile, chiedo ai colleghi presenti in ufficio una scansione di quello di cui ho bisogno. Riuscire ad ottenere la documentazione necessaria in formato elettronico non è sempre scontato; sto cercando di avere tutto via e-mail (una spinta complessiva alla digitalizzazione), però nelle piccole realtà con le quali lavoriamo (si pensi a cantine vinicole ed agricoltori) ancora è difficile poter applicare certi processi “tecnologici”. A volte mancano delle informazioni base, fatture lasciate in Excel e non in PDF, addirittura documenti e fatture fatti ancora a mano.
Sicuramente mi manca anche il contatto di persona con i colleghi, anche se siamo solo in 5 e ci sentiamo quotidianamente al telefono o via internet, c’è una bella differenza.
Per quanto riguarda la situazione generale del paese, penso che si debba fare tesoro di questa esperienza; anche la scuola in futuro potrebbe continuare ad usufruire della DAD, con una migliore organizzazione, alternandola alle lezioni in presenza. Un mix ideale porterebbe a meno spostamenti, stress, traffico ed inquinamento. Potrebbe essere il futuro per le scuole ed il settore terziario.

11) Conosci la differenza tra smart working ed home working?
Ieri ne ho parlato con mio marito e non conoscevo la differenza, per curiosità mi sono documentata su internet. Attualmente non ho ancora ben capito questa differenza perché è molto sottile. Io probabilmente faccio HW e non SW.

12) Altre cose che vuoi aggiungere?
Ribadisco che sono favorevole a questa modalità di lavoro che, per una donna con famiglia e figli, è anche un vantaggio perché permette più flessibilità per conciliare il lavoro con le altre attività.
Ad esempio mentre lavoro posso alzarmi per mettere l’acqua per la pasta  e preparare un sugo. Alcune volte il corriere con il quale lavoro più spesso mi prende in giro quando ci sentiamo a telefono, chiedendomi cosa stia cucinando di buono.

Ci sono anche dei lati negativi tra cui il minore contatto ed interazione con i colleghi, la mancanza di vita d’ufficio e di momenti di condivisione del lavoro ed interazione sociale.
Un altro aspetto negativo è lo stare troppo in casa che porta a trascurarsi un po’ ed a prenderci meno cura del nostro aspetto, tipo levarsi il pigiama a mezzogiorno.
Vorrei aggiungere anche che sono fortunata perché nonostante il periodo tremendo che stiamo affrontando a livello mondiale, il settore in cui lavoro non ha avuto interruzioni o grosse perdite di volumi, andando avanti sicuramente anche grazie allo SW: i miei corrispondenti americani lavorano ancora tutti da casa.

(M. Bianchi – Computercare.it)

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